Se le emozioni diventano montagne russe: la disregolazione emotiva

Immaginiamo di andare sulle montagne russe e  ci viene in mente un’esperienza intensa, forte, con  un impasto di sensazioni travolgenti. Il tempo che scandisce la corsa sembra infinito, mentre le salite e le discese si alternano tenendoci in una continua tensione. La disregolazione emotiva è qualcosa di simile, ovvero un’esperienza di imprevedibili slittamenti emotivi, reazioni intense, per cui ci si sente costantemente in preda ad un umore mutevole, come una  sorta di pentola in ebollizione. La difficoltà a regolare le emozioni può essere transitoria oppure costituire un disagio consistente, come avviene nell’ organizzazione di personalità borderline. Con il termine organizzazione ci riferiamo al continuum lungo il quale si sviluppa la personalità, che va dai diversi stili di funzionamento fino ai veri e propri disturbi.  La personalità borderline si caratterizza per vari aspetti, tra cui le frequenti spirali emotive in cui si alternano scoppi di rabbia, paure di essere abbandonati e momenti di grande sconforto.  Per queste persone la disregolazione emotiva rappresenta una sorta di “stabile instabilità” nella loro esperienza, che è costantemente mutevole, contraddittoria e frammentata.

In questi casi la difficoltà a regolare le emozioni si accompagna spesso ad una difficoltà di  mentalizzazione.  La capacità di mentalizazione  permette di riconoscere gli stati mentali altrui e propri, attraverso una rappresentazione degli affetti.  Nella disregolazione emotiva questa funzione non svolge adeguatamente il proprio lavoro e gli stati emotivi diventano soverchianti, come se non potessero essere pensati ma solo vissuti in presa diretta nell’immediato. Possiamo pensare quindi alla capacità di mentalizzazione come una sorta di termostato, che permette di collocare e regolare nella propria mente l’esperienza emotiva di quello che avviene nelle relazioni.

E’ importante ricordare che tale capacità si forma attraverso la stabilità nel rispecchiamento emotivo tra il bambino e le figure di accudimento e lo sviluppo di un senso di coerenza del proprio modo di essere con l’altro.   Quando invece le relazioni vengono vissute in modo caotico e imprevedibile, anche gli stati emotivi possono diventare confusi e frammentati e diventa difficile dare una stabilità alla propria esperienza. In questi casi sono frequenti anche l’impulsività o gli attacchi a se stessi e agli altri, che spesso costituiscono dei tentativi disfunzionali, più o meno consapevoli, per placare il caos interno e cercare di ristabilire uno stato di equilibrio provvisorio.  Attraverso la rabbia e l’attacco, vengono scaricate un insieme di sensazioni fortemente contraddittorie, che fanno sentire la persona in balia di se stessa e degli altri.

Questo tipo di disagio ci fa quindi riflettere su quanto il caos sia qualcosa di profondamente difficile da affrontare per l’individuo. Per poter regolare le emozioni abbiamo bisogno di fare esperienza di noi stessi e degli altri in una cornice prevedibile, coerente, sicura.    Se le relazioni sono invece fortemente vissute all’insegna dell’ambiguità e della contraddittorietà, la mente come la pelle, non riesce ad integrare le emozioni in un involucro.  Nel caos i confini tra l’interno e l’esterno diventano troppo labili, mutevoli, lasciando la persona costantemente esposta alle intemperie della relazione. La stabilità e la coerenza sono quindi mattoni fondamentali per costruire un confine sicuro ma permeabile alle mutevolezze della vita.

Dott.ssa Angela de Figueiredo

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