Pensando al maschile e femminile l’immaginazione va alla complementarietà degli opposti, evocando scenari e colori di due mondi collegati tra loro da legami sottili e misteriosi. Spesso vengono associati all’essere uomo o donna, mentre possiamo immaginarli come configurazioni psichiche con aspettative, significati e vissuti diversi, indipendenti dal genere sessuale a cui si appartiene. Queste differenze si incarnano negli individui e nei rapporti, nelle maniere più singolari e variegate, ma spesso si tende a pensarli in modo stereotipato con caratteristiche definite. Storicamente si è osservata una polarizzazione di ruoli, per cui la donna tendeva ad identificarsi con aspetti che coincidevano con la vita di relazione e familiare e l’uomo con elementi che venivano espressi attraverso la realizzazione lavorativa. Oggi si può osservare una maggiore fluidità e anche se vi è una prevalenza di alcune specificità nell’uomo e altre nella donna, questo non si traduce in un’assunzione di ruoli cosi deterministica.
Esistono infatti donne che pur avendo caratteristiche femminili, fanno scelte solitamente sentite come maschili, dedicandosi alla carriera e non identificandosi con la cura della famiglia. E troviamo anche uomini che manifestano una sensibilità e una predisposizione a parlare dei propri sentimenti e a prendersi cura dei figli.Al di là dei ruoli stereotipati, il femminile ed il maschile costituiscono delle configurazioni psichiche complesse, che condensano modalità di percepirsi e di fare esperienza. Il femminile spesso fa riferimento al desiderio di accoglienza, di vicinanza affettiva ed esplorazione del proprio mondo interno. Il maschile invece rimanda all’esigenza di autonomia, alla decisionalità e al pensiero razionale. Attraverso queste costellazioni psicologiche ci si sperimenta nei rapporti di coppia, nelle amicizie e nelle diverse situazioni di vita. A volte però non è facile farne esperienza ed integrarle dentro di sé e nelle relazioni. Ci si potrebbe sentire maggiormente rappresentati in una dimensione e percepire come estranea quella opposta.
L’integrazione implica il confronto con l’alterità che può emergere nel rapporto con l’altro o con sé stessi. Infatti alcuni significati identificati come maschili o femminili, possono sembrare discordanti dai modi abituali di esprimersi e incompatibili con una certa idea di sé. La fatica a tollerare queste dissonanze può portare a negarle, polarizzandosi su una dimensione e identificandosi solo con alcuni aspetti. A volte però le situazioni di vita o dei cambiamenti interni possono stimolare la necessità di dover espandere e rivedere alcune rigidità e modi di essere. Ad esempio iniziando una relazione, possono emergere inaspettatamente dei bisogni di vicinanza affettiva ed e di intimità e questo potrebbe entrare in contrasto con un’aspettativa di autonomia. Oppure nell’affrontare un nuovo lavoro si potrebbe avvertire l’esigenza di una maggiore decisionalità, sentendosi in conflitto con una disposizione all’accoglienza. In realtà l’integrazione comporta un superamento della dicotomia, nella quale determinati aspetti appaiono opposti ed inconciliabili. In questo senso ciò che appare disturbante può invece portare un ampliamento della propria personalità e una maggiore ricchezza di sfumature nelle relazioni.
Dott.ssa Anna Consuelo Cerichelli