L’esperienza del cancro di solito non si dimentica, con i suoi segni profondi nel corpo e nella mente. La diagnosi spesso arriva inaspettatamente e si viene travolti da un senso di incredulità e sgomento. Ci si trova ad attraversare le ombre della malattia oncologica, confrontandosi con le proprie paure ed aspettative. Le attività quotidiane, i rapporti con i propri cari e il lavoro, improvvisamente vengono visti sotto una luce diversa. Ciò che fino a quel momento sembrava scontato, il normale scorrere dei giorni, appare ora differente. Affiora in modo concreto l’idea che il tempo a propria disposizione non sarà infinito, lasciando emergere un senso di fragilità e il timore di poter morire. Attraverso questa esperienza la persona si ritrova bruscamente in una realtà nuova e spaesante, in cui l’idea del futuro e i progetti a cui si pensava fino ad allora assumono un senso diverso e limitato. Sappiamo quanto la società odierna nella sua frenesia spesso crea l’ illusione che non ci siano limiti, che sia possibile superare qualsiasi ostacolo. L’ esperienza della malattia oncologica invece rende più evidente che le possibilità non sono illimitate, mettendo a contatto la persona drammaticamente con la propria vulnerabilità.
Nel percorso accidentato e doloroso della malattia, possono avvenire diversi cambiamenti nel proprio corpo di cui sembra quasi non essere più proprietari. Ci si accorge infatti di quanto la sensazione di stabilità, sia anche ancorata alla fiducia nelle proprie capacità fisiche. Nella malattia infatti viene meno quella forza su cui si sentiva di poter contare, percependosi in balìa della propria fragilità. Ciò fa anche sperimentare un senso di maggior dipendenza dagli altri, dai propri familiari o amici che assistono e curano. Percorrendo questa strada, ci si ritrova in contatto con l’angoscia di non sapere cosa accadrà, come si reagirà alle cure, il desiderio di avere delle risposte e di essere rassicurati. Emerge anche lo spaesamento di ritrovarsi in luoghi come gli ospedali, insieme a dottori fino ad allora sconosciuti , con iter medici dall’ esito incerto. Ci si potrebbe sentire un peso soprattutto se prima della malattia si era abituati ad essere molto attivi ed indipendenti. Oppure ci si potrebbe chiudere alle relazioni sentendosi inutili, a disagio per essere diversi e più bisognosi rispetto a prima.
L’esperienza del cancro infatti può essere schiacciante, far sentire impotenti, tanto da arrivare a distaccarsi da ciò che si sta vivendo. Reciprocamente anche i familiari possono cambiare in relazione alla malattia, modificando l’ idea che si aveva del proprio caro, vedendolo così fragile. Alcuni sostengono la persona nel combattere il male, attivandosi per cercare tutte le cure possibili e seguire in modo collaborativo i percorsi stabiliti. In altri subentra la rassegnazione di fronte alla paura di perdere la persona cara, sentendo una profonda difficoltà nello stare vicini ed essere supportivi. Senz’ altro il modo di stare insieme spesso cambia anche in relazione alla paura della morte. L’ ipotesi di non potersi più rivedere e doversi dolorosamente salutare, porta a fare i conti con la trasformazione dei propri progetti e legami, che necessita un lavoro di elaborazione sia per il malato che per i suoi familiari. La malattia oncologica in ogni caso porta a fare i bilanci del percorso della propria esistenza, e con quello che resta in sospeso. Allo stesso tempo può essere anche un’esperienza per rielaborare quanto vissuto fino ad allora e confrontarsi con una trasformazione personale. Se il male si supera e si guarisce, si può uscire da questa situazione diversi, con un segno profondo da integrare nel proprio vissuto e nell’ immagine di sé.
Dott.ssa Anna Consuelo Cerichelli
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