Nel film Kramer contro Kramer uno dei protagonisti Ted, viene lasciato dalla moglie e si ritrova da solo col figlio Billy di 7 anni. All’inizio è spaesato, vorrebbe prendersene cura continuando allo stesso tempo la sua vita di prima, ma si imbatte in tante difficoltà. Si confronta con la necessità di cambiare per fare il genitore, riadattandosi ad un nuovo equilibrio. Una scena commovente del film mostra tutto il percorso che hanno fatto padre e figlio nel tempo: in silenzio si alzano, si lavano, fanno colazione, leggendo il giornale Ted ed il giornalino Billy. In questo breve frammento si intravede il legame che i due stanno costruendo, mostrando tutta la complessità dell’essere genitori. Ma come si caratterizza questa esperienza così unica, che trasforma la propria persona? A volte già nel desiderio di avere un figlio si attiva la disposizione ad accogliere il nascituro.Possiamo parlare quindi della funzione genitoriale come un processo per cui si crea nella propria mente uno spazio fatto di immaginazione, pensieri, desideri volti a riconoscere e occuparsi del figlio. Questo processo prosegue durante la crescita e riporta all’ essere stati figli, agli intrecci positivi ma anche conflittuali vissuti con i propri genitori. A volte ad esempio dei nodi non risolti del passato si possono riflettere nelle aspettative genitoriali.
Certo è inevitabile che si facciano delle fantasie di come si vorrebbe che fosse un figlio, ma allo stesso tempo si cerca anche di dare spazio alla diversità dell’altro. Ciò non è sinonimo di un’accoglienza incondizionata, ma significa avviare un elaborazione per accettare la specificità del figlio “reale”, diverso da quello “ideale”. Può accadere infatti che alcuni aspetti del carattere sembrino proprio insopportabili, come ad esempio un temperamento suscettibile , disordinato o la svogliatezza a scuola. E quanto sembra difficile in quei momenti superare la delusione e porsi in ascolto. Cosa starà comunicando nostro figlio col suo comportamento? Cosa si nasconde dietro un’ impuntatura capricciosa o ad un silenzio ostinato? Magari sta esprimendo il timore di non farcela o un rancore taciuto.
Attraverso la curiosità del genitore il figlio si può sentire visto e rispecchiato. Ma anche il genitore avvicinandosi al suo sguardo, chiedendosi ciò che sta provando, può acquisire una nuova prospettiva su sé stesso ed espandere il proprio modo di essere. Come Ted nel film, che da uomo di successo a tutti i costi si riscopre anche un padre accudente. In un certo senso possiamo pensare che il genitore fa nascere il figlio ma è anche il figlio che fa rinascere il genitore. Questo processo che si sviluppa nel tempo, richiede una continua relativizzazione delle proprie aspettative, sempre presenti nel rapporto tra genitori e figli. Ed è questa forse la sfida della genitorialità, mettersi in gioco in una danza dai passi incerti, per fare spazio a qualcuno che si percepisce così simile ma allo stesso tempo è cosi diverso.
Dott.ssa Anna Consuelo Cerichelli