Spesso quando si parla di sogni, ci si chiede cosa possano significare, cosa ci comunicano di noi stessi e della nostra vita. Ma cosa rappresentano veramente i sogni? Dove ci portano questi strani viaggi notturni? I sogni rappresentano delle luci che ci dicono come funzioniamo. Possiamo immaginarli come fari, per dialogare con le proprie ombre, dar voce alle illusioni, illuminare la strada che si sta percorrendo.
I sogni solitamente avvengono durante il sonno, che come un custode garantisce qualsiasi azione onirica. Negli ultimi anni si è scoperto che questo si divide fondamentalmente in sonno profondo e sonno Rem, fasi durante le quali sono attive le modalità di elaborazione delle informazioni che contribuiscono a produrre i sogni. Sigmund Freud ipotizzò che il sogno ha a che fare con i desideri inconsci che non possono essere appagati durante la veglia. Durante il sonno con l’allentamento dello stato di coscienza, tali desideri riemergerebbero con tutto il loro vigore cercando una via di espressione.
La psicoanalisi in seguito ha continuato a studiare i sogni, arricchendo le considerazioni di Freud con una visione sempre più articolata del mondo onirico. Si è giunti a comprendere che costituiscono scenari del mondo relazionale della persona, che si esprime attraverso una costellazione di personaggi e di storie. Il linguaggio figurato esprime tensioni che non possono essere espresse in parole durante la veglia e integra affetti e sensazioni del passato e del presente in elementi significativi. Le storie che compaiono nei sogni dicono quindi molto di sé, del proprio modo di affrontare la vita, della visione soggettiva delle cose, di come si vorrebbe che fosse la realtà. Queste storie raccontano anche come la persona cerca delle soluzioni a questioni profonde che la turbano e che la mettono in crisi. L’individuo infatti attraversa diversi cambiamenti durante la sua vita, che lo espongono a profonde rielaborazioni del proprio modo di essere in relazione.
Proviamo con un esempio di un sogno. Immaginiamo un uomo che sogna di scalare una montagna, ma si accorge di non aver portato le scarpe e si incammina a piedi nudi. Questa persona magari sta intraprendendo una scelta importante, ha un nuovo lavoro, o sta cambiando qualcosa nella propria vita. Immaginiamo che viva i cambiamenti come fatiche insormontabili e tema inconsciamente di non avere i mezzi per affrontare questo momento. Attraverso il sogno dà voce a questo dilemma, condensando in dei simboli il suo desiderio di iniziare un’ impresa nuova e allo stesso tempo la paura di non riuscirci.
Non sempre i sogni vengono ricordati con chiarezza. A volte è possibile rintracciare al mattino vere e proprie storie con immagini piene di sensazioni, a volte invece ci si ricorda solo un frammento di un sogno più lungo. L’addormentamento sembra una sorta di porta tra due dimensioni diverse della vita psichica. Nel momento in cui viene ricordato e trasformato in parola, il sogno può essere dotato di senso ed acquisire una qualche coerenza logica. E’ grazie al linguaggio che l’uomo riesce a porre l’esperienza onirica vissuta in sequenze di eventi e farla divenire narrazione di sé. Quando poi il sogno viene raccontato a qualcuno, emerge dall’esperienza interiore del sognare anche la dimensione relazionale. Il racconto viene infatti influenzato dal rapporto con la persona alla quale lo si sta narrando, e questo è particolarmente evidente quando il sogno viene raccontato in terapia. Raccontarsi e raccontare un sogno è quindi un modo di rivelarsi e di scoprirsi.
Possiamo quindi dire che i sogni costituiscono il teatro dove vengono messi in atto gli scenari della propria vita. Attraverso i simboli onirici vengono rappresentate le potenzialità dell’inconscio ed espresse diverse prospettive su se stessi che la coscienza non ha ancora formulato, ma che è in procinto di cogliere per il futuro.
Dott.ssa Angela de Figueiredo