Immaginare paesi lontani, vite parallele con altre identità. A volte si sogna ad occhi aperti, smarrendosi un po’ in pensieri e scenari più o meno realistici. L’immaginazione è una facoltà della mente, una propensione a ricreare spontaneamente esperienze e vissuti immergendosi in un’altra realtà. L’uso di un vivace immaginario è più comune nei bambini, che inventano personaggi e storie vivendole come se fossero vere. Crescendo si comprende che c’è una differenza tra la realtà e ciò che si immagina, ma ci si può comunque abbandonare a vagare un po’ con la mente. Diversamente dalla psicosi ,in cui si perde il contatto con la realtà, alcune persone sono consapevoli che le proprie fantasie sono irreali ma ricorrono all’immaginazione per trovare conforto dalle frustrazioni. In questi casi ritirarsi in un mondo immaginario può diventare un rifugio dalle difficoltà che si stanno attraversando.
Questa può essere una strategia quando si affrontano situazioni sgradevoli o anche eventi gravosi, ma se diviene una modalità relazionale costante, il rapporto con gli altri può diventare faticoso. Ci si ritira chiudendosi nella fantasia e ci si distanzia quando la realtà sembra minacciosa, intrusiva, difficile da comprendere e da affrontare. Ci si può sentire eccessivamente sensibili alla vicinanza con gli altri e troppo permeabili nel contatto, con l’aspettativa inconscia di essere assorbiti e inglobati nelle relazioni, rischiando di perdere la propria individualità. Ci si sente sopraffatti, come se l’altro potesse colonizzare la propria identità, per cui non si riesce bene a distinguere sé stessi e i propri vissuti. La soluzione a questa difficoltà sembra quella di isolarsi, riparandosi in un proprio mondo immaginario pur sapendo che è irreale, per ripristinare un confine e una giusta distanza tra sé e le altre persone. Questo rifugio ha quindi una funzione protettiva ,per cui ci si sente al sicuro e si ritrova un senso di tranquillità , allontanandosi dalla relazione e relegando l’altro nello sfondo della propria mente. Quando l’immaginazione dà vita ad un mondo abitato solo da sé stessi che esclude possibili interferenze esterne, diventa un luogo sterile che può portare ad una chiusura e ad un senso di alienazione.
La fantasia è nutrimento per la creatività che trova terreno fertile nello spaesamento, dall’emergere di un qualcosa di diverso e destabilizzante. Quando è usata come riparo dalle frustrazioni, si impoverisce e perde di spontaneità . Se diventa una prigione dorata, dove l’altro è un temibile intruso, l’ispirazione e la vividezza delle immagini svaniscono, e la creatività viene imbrigliata in un copione rassicurante ma prevedibile. Uscendo allo scoperto e allontanandosi dal proprio rifugio, possiamo immaginare un percorso incerto, in cui si può stare da soli e perdersi, ma dove si affacciano anche gli altri attraverso scenari imprevedibili, che portano pienezza e linfa vitale alla fantasia. Ci si potrebbe scoprire esposti e fragili, ma più inclini ad addentrarsi nei sentieri della realtà e a lasciarsi trasportare dall’immaginazione
Dott.ssa Anna Consuelo Cerichelli