La sfiducia e la personalità paranoide

La relazione è correlata alla questione della fiducia, che la consolida come un collante ed è un termometro della qualità del rapporto. Fidandosi si sente che ci si può mostrare per quello che si è, si possono condividere  le esperienze con  la sensazione che l’altro non si approfitterà delle proprie debolezze.  Allo stesso tempo può capitare nella vita di essere traditi, delusi, sopraffatti, provando in quei momenti un senso di sfiducia e di incertezza. Tale vissuto ha in sé anche una funzione protettiva, sospettando si può evitare di essere colti alla sprovvista o almeno  si  è preparati a reagire.  Alcune persone invece provano spesso un senso di sfiducia con l’aspettativa che nelle relazioni prima o poi verranno ingannate, che gli altri non sono sinceri e si prendono gioco di loro.  In questi casi la personalità sembra orientata in senso paranoide e si caratterizzata per un senso di diffidenza che rende difficili le relazioni con gli altri.  La persona nutre l’intima convinzione che sia pericoloso condividere i propri pensieri, emozioni ed intenzioni, poiché gli altri potrebbero raggirarla o screditarla.  Le relazioni rappresentano quindi un contesto nel quale ci si sente osservati, giudicati, potenzialmente vittime di inganno. Poiché gli altri sono guardati con sospetto, spesso si tende a mettere in atto comportamenti di controllo per scoprire cosa ci potrebbe essere dietro i loro gesti e scongiurare un ipotetico raggiro.  In questo modo le relazioni si colorano di una sospettosità diffusa che mette in dubbio l’autenticità del rapporto ed impoverisce la possibilità di una reale intimità emotiva.

Questo tipo di aspettativa si fonda su una difficoltà a riconoscere anche come propri dei vissuti spiacevoli, che vengono percepiti principalmente negli altri. Così facendo vengono proiettate sensazioni, emozioni, caratteristiche sgradevoli e fonte di sofferenza, di cui ci si vorrebbe liberare considerandole  come minacce provenienti solo dall’altro.   Attraverso questo processo si vuole salvaguardare la propria integrità, poiché  riconoscere che ciò che si teme nell’altro riguarda anche se stessi, significherebbe mettere in crisi una certa immagine  di sé.  In questi casi è frequente rintracciare nella storia  personale esperienze destabilizzanti in cui ci si è sentiti esposti alla vergogna e all’umiliazione.  L’aspettativa di essere attaccati per i propri vissuti inaccettabili spesso nasconde in realtà un’inconscia critica di sé, per le proprie debolezze e sentimenti ostili. La persona proprio per questi motivi si tiene distante dalla possibilità di mostrarsi all’altro.  È come se la via del sospetto fosse il modo con cui  interagire, senza tuttavia  rischiare  di esporsi stringendo un legame più profondo.

Dietro la diffidenza manifestata vi è invece un estremo bisogno di vicinanza, che viene negato a causa di un vissuto di indegnità e della paura di essere umiliati.Poiché i rapporti possono esporre a dei conflitti, attraverso la distanza ci si protegge dalle ferite che si teme di ricevere se si entra in relazione. In fondo avere fiducia significa poter attraversare insieme i sentimenti ostili e contraddittori, senza venirne annientati, mantenendo in piedi la relazione e la vicinanza con l’altro.  Può sembrare difficile credere che sentimenti come l’invidia, il desiderio di prevaricazione, la debolezza possano essere mostrati senza venire schiacciati, attaccati, soprattutto se si sono sperimentate situazioni nella vita che hanno minato la fiducia di poterlo fare.  E’ vero che avvicinarsi significa fare un salto nel vuoto, ma evitando questo azzardo alcuni aspetti rimarrebbero sotto pelle, alimentando un’idea di sé nascosta e indicibile. Allo stesso tempo non è facile  ritrovarsi allo specchio di fronte alla severità del proprio sguardo. Forse se la propria vista può integrare questi aspetti nell’immagine di sé, allora si può ritrovare la forza di fidarsi nuovamente, contemplando anche il rischio di deludere l’altro.

Dott.ssa Margherita Rosa

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