Seducendo si ammalia l’altro in un gioco di sguardi ed allusioni, come un pavone dai colori sgargianti che incanta col suo corteggiamento. In questa affascinante danza, la magia del desiderio irretisce ma può anche annebbiare la relazione, per evitare un incontro più profondo. La seduzione è un meccanismo centrale nelle problematiche isteriche, che furono motivo di interesse della psicoanalisi fin dai sui albori. Fu proprio Freud infatti a mettere a fuoco le dinamiche alla base della personalità isterica, a partire da una serie di sintomi come amnesie, dimenticanze , paralisi. Egli rintraccio all’origine di questo disturbo conflitti inconsci di natura sessuale per cui la persona rimuove dalla coscienza desideri ritenuti proibiti. Se nel tempo questa lettura è cambiata, rimane centrale la conflittualità legata alla sessualità, in particolare rispetto all’intimità e la vicinanza.
Alla base dell’isteria inoltre si può riscontrare spesso un profondo senso di inadeguatezza legato al proprio genere sentito come debole e svalutato, mentre il genere opposto appare più forte e competente. Questo vissuto viene affrontato mettendo in atto delle modalità seduttive con lo scopo di avvicinare l’altro, sentendosi desiderabili e di valore. La seduzione rimanda infatti ad un irretire l’altro , il quale viene catturato per trarne importanza e fiducia in sé stessi, nutrendosi di luce riflessa. Questo avvicinamento così pieno di aspettative compensatorie , sembra anche carico di ambivalenze. Infatti nel momento in cui l’altro cede al proprio richiamo rendendo possibile la vicinanza, ci si sente delusi e spiazzati e ci si sottrae inconsapevolmente all’incontro, attraverso modalità contraddittorie.
Nel desiderio sospeso ad entrare in contatto è come se si sentisse di esistere, a patto di non entrare in intimità. Avvicinarsi infatti corrisponde anche ad esporsi e disvelarsi nelle proprie vulnerabilità ed insicurezze. In questo movimento si teme di sentirsi definiti dallo sguardo dell’altro, assoggettati ed in balìa della relazione. Ed ecco che appare il paradosso dell’isteria: ci si mostra accattivanti per creare vicinanza, ma allo stesso tempo ci si rende evanescenti e sfuggenti. E’ come se per la persona fosse difficile accettarsi e pensare di essere desiderati per aspetti del carattere che esulano dal fascino personale, sentito come unico canale per entrare in relazione. In questo modo restano nell’ombra dimensioni che rendono il rapporto intimo e vitale e che favoriscono una vicinanza più autentica. Certo il desiderio di condivisione coesiste con la paura e l’intimità sembra anche un terreno delicato. Ma questa dimensione fatta di complicità e confidenza, spesso è una conquista da raggiungere, attraversando insieme un campo friabile ed incerto.
Dott.ssa Anna Consuelo Cerichelli