L’elaborazione della perdita

Tutti siamo chiamati a sperimentare nella vita delle perdite: di una condizione, di qualcuno, di  un’esperienza. Ma cosa  caratterizza una perdita? Dal punto di vista letterale si definisce come  un’ “improvvisa mancanza di una determinata disponibilità”. Ci si riferisce quindi a quelle situazioni in cui qualcuno o qualcosa non c’è più ,malgrado la propria volontà. Non è mai facile vivere una perdita, inoltre sembra che l’uomo contemporaneo abbia meno dimestichezza con questa dimensione e sia meno abituato a sentirsi limitato e vulnerabile. Il narcisismo ed il senso di onnipotenza dei nostri tempi, sembrano indicare una negazione della fragilità umana di fronte a certe esperienze della vita. Durante una perdita infatti, diventa ancor più evidente il legame profondo con ciò che circonda la persona. Si cresce e ci si sviluppa continuamente grazie alla relazione con gli altri e con la realtà esterna, per questo quando si perde qualcosa o qualcuno è come se si smarrisse anche qualcosa di  sé. I pensieri e gli affetti contrastanti che si addensano durante la perdita indicano proprio la reciprocità attraverso cui si formano i legami, le esperienze e gli investimenti.

Il processo psichico che si mobilita durante questa esperienza viene comunemente denominato “lavoro del lutto” e comporta alcune caratteristiche fondamentali quali: tempo, dolore e memoria. Il tempo costituisce un elemento importante per il processo di elaborazione. Nella prima fase spesso il soggetto manifesta uno stato di calma apparente, determinata dalla negazione della perdita e dalla soppressione delle emozioni. Spesso solo dopo un po’ di tempo si comincia a contattare la sofferenza e a sperimentare dei vissuti dolorosi. Questo è un passaggio significativo poiché si tratta di accettare che qualcosa non può essere più come prima e  che il mondo condiviso di esperienze ed affetti con quella realtà o quella persona non c’è più. Allo stesso tempo  il modo di vivere una perdita non dipende solo da aspetti reali  ma anche da come si  è vissuta quella situazione e che senso si può dare a ciò che si è perso. Si tratta  quindi anche di un lavoro della memoria. Con il tempo si riesce a recuperare l’immagine della relazione con quella persona o quella esperienza ed il ricordo si porta dietro anche  le emozioni legate ad essa. Elaborare un lutto è anche quindi riuscire a ricordare, ripensare, rivedere.

A volte elaborare una perdita può essere più  difficile e la persona può attraversare un disagio consistente che si esprime in diverse condizioni. Può manifestarsi una reazione depressiva durante la quale ci si sente costantemente persi, tristi e abbattuti. Non si riesce a superare il dolore e sembra che la perdita non coinvolga  solo alcuni aspetti di sé e della propria esperienza, ma si estenda a  tutto il proprio essere. Nella depressione la propria voglia di vivere sembra venire meno e le cose appaiono senza senso. Può manifestarsi al contrario anche una reazione maniacale, dove  sembra che  questa sofferenza non possa essere elaborata. In questi casi si accelera forsennatamente la propria esperienza, come se non fosse accaduto nulla e non si  fosse perso niente. Si finisce così col rinnegare quella parte di sé che si sente di aver perso, riempiendo velocemente il vuoto che sembra intollerabile.

Qualsiasi sia la reazione della persona, elaborare una perdita è un processo complesso e doloroso. Significa attraversare una crisi per accettare che qualcosa di importante è andato smarrito e non è più  come prima. Allo stesso tempo attraverso i ricordi si mantiene anche un legame con la realtà  perduta, che può  essere rivista diversamente nel tempo. Possiamo dire infine che l’esperienza dolorosa dell’assenza contiene in sé anche il germe di una rinascita psichica, per poter guardare alla realtà attraverso nuovi significati e possibilità.

 

Dott.ssa Angela de Figueiredo

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