Il mito dell’eterna giovinezza e della bellezza ideale è un tema con cui l’uomo si confronta da sempre. Già nel libro “Il ritratto di Dorian Gray” Oscar Wilde crea un personaggio ossessionato dalla bellezza a tal punto da stringere un patto col diavolo pur di restare eternamente giovane. Andando a ritroso nel tempo fino all’antica Grecia, l’ideale del corpo perfetto aveva anche un significato morale ed evocava sentimenti di armonia e ordine universale. Oggi l’idea di bellezza non è più associata a significati etici ma assume spesso caratteristiche illusorie, nella forma di un ideale prevalentemente estetico. Emerge sempre più spesso una brama di essere ammirati come dei personaggi pubblici, che sembrano popolari in quanto fisicamente avvenenti. La società contemporanea inoltre attraverso i media veicola una comunicazione basata sulle immagini, che cattura in modo impressionistico l’attenzione dello spettatore, favorendo il culto dell’estetica.
Molte persone vivono con tormento il confronto con lo specchio, riflettendovi delle criticità rispetto alla propria autostima e provando ansia e vergogna se l’immagine non corrisponde ad un modello ideale. Non stiamo parlando solamente del voler migliorare il proprio aspetto o valorizzare delle caratteristiche fisiche, ma del correggere, eliminare quello che sembra un difetto del proprio corpo, come se la volontà potesse plasmarlo a proprio piacimento. Può essere un naso troppo sporgente, un seno troppo piccolo, una ruga in più o del grasso persistente, c’è sempre un troppo o troppo poco che stona. Ma come mai ci si ingaggia in questa battaglia contro il proprio aspetto ? Seguendo la concezione di un’unità tra mente e corpo, in cui psichico e fisico sono elementi reciprocamente connessi della personalità , ciò che si sente mancante e difettoso a livello corporeo, esprime contemporaneamente altri aspetti della propria soggettività .
Spesso si sposta sul corpo imperfetto e suscettibile all’età, aspetti di sé negati e difficili da integrare o dei significati persona vissuti in maniera conflittuale. Mi viene in mente il caso di una ragazza di 30 anni, la quale lamentava un naso importante che a sua detta le dava un’aria arcigna e seriosa. In realtà in quel dettaglio da lei tanto disprezzato, rivedeva una sua attitudine con cui non riusciva a fare i conti, una rigidità di fondo nel rapportarsi agli altri che nulla aveva a che fare con le dimensioni del suo naso. Ma lei aveva la sensazione che fosse proprio quel difetto fisico a renderla non amabile e che se avesse avuto un naso perfetto, finalmente i suoi problemi sarebbero finiti. Come se fosse un brutto naso ad allontanare gli altri, piuttosto che il suo modo di mettere una distanza nelle relazioni. Controllare il proprio aspetto esteriore dona in fondo un senso di potere, sfidando la finitezza dei corpi. Nella ricerca di un ideale di bellezza infatti si cerca spesso di fermare il tempo, che invece è lì a ricordare la precarietà dell’ esistenza, i limiti e le fragilità a cui si è esposti.
L’invecchiamento ed i propri difetti diventano così dei nemici da combattere, aggrappandosi a diete, ginnastica, chirurgia, come se fossero bacchette magiche in grado di fare un incantesimo, per trasformarci in un modello “altro” da ciò che si è. Questo rischia però di rendere muta la soggettività e la propria individualità. Spesso sono infatti i dettagli a rendere le persone speciali, diverse le une dalle altre. In fondo è il particolare che attrae e dà tensione ai rapporti, mentre spesso si immagina che la bellezza oggettiva garantisca approvazione e riconoscimento. Ma l’aspettativa di soggetti tutti uguali, belli, perfetti, eternamente giovani, ha in sé qualcosa di artificiale e statico, lontano dal naturale dinamismo della vita di cui l’ imperfezione fa inevitabilmente parte. Se è vero che tendere ad un ideale di bellezza spesso è inevitabile, diverso è pretendere di raggiungerlo, trasformare l’utopia in realtà, col il rischio di esserne sopraffatti. Come Dorian Gray , che tiranneggiato dal suo ritratto finisce per distruggerlo, ponendo fine anche alla sua stessa vita. In questo senso ingaggiandosi in una lotta contro i propri stessi limiti, gli ideali possono trasformarsi a volte in delle trappole da cui è difficile liberarsi. Diversamente intesi come una tensione transitoria, possono invece rappresentare un’ispirazione per mettersi alla prova e a migliorarsi.
Dott.ssa Anna Consuelo Cerichelli
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