Parlare di cambiamento e di crisi è quanto mai attuale, considerando le trasformazioni che stanno avvenendo da un anno a questa parte nelle nostre vite e nella società in relazione alla pandemia. Ci si è trovati inaspettatamente e dolorosamente a fare i conti con la necessità di un nuovo equilibrio, dovendo cambiare abitudini e modi di relazionarsi. E’ comprensibile come un tale mutamento, improvviso e fonte di potenziali pericoli, sia stato destabilizzante. In realtà il cambiamento e la crisi sono connaturati da sempre all’evoluzione degli esseri viventi, esposti sia alle trasformazioni che al mantenimento di una stabilità. Nell’uomo l’identità si sviluppa attraverso un’oscillazione, tra la ricerca di una coerenza nei propri valori, aspettative e modi di relazionarsi e la spinta al cambiamento. Possiamo concepire l’essere umano come un sistema dinamico, aperto alle perturbazioni, che tende contemporaneamente sia all’ordine che al confronto con il disordine. Nella personalità ritroviamo infatti sia una tendenza all’unitarietà, sia la ricerca di dialogo con la diversità, le contraddizioni, l’instabilità. Il concetto di crisi è quindi strettamente collegato al cambiamento e ne costituisce la premessa e la conseguenza al tempo stesso. Quando parliamo di crisi infatti pensiamo ad un processo di trasformazione durante il quale un equilibrio precedente si rompe , con un’evoluzione incerta.
Tale movimento può attivarsi in relazione sia ad elementi interni che ad eventi esterni, ma spesso questi ultimi sono solamente dei fattori scatenanti. Prendiamo ad esempio il passaggio adolescenziale, la maternità, una separazione o l’entrata nel mondo del lavoro. Ma immaginiamo anche le tante altre situazioni in cui ci si trova a fare delle scelte significative o ci si confronta con realtà nuove. Può accadere che la modalità abituale di porsi diventi inadeguata, poiché le esperienze sollecitano la necessità di mettersi in gioco diversamente. Questo cambiamento comporta una riorganizzazione della personalità che però non è lineare e facilmente prevedibile. Durante il passaggio alcuni aspetti del carattere si potrebbero irrigidire, anche se contemporaneamente stanno emergendo modalità di essere nuove, che però risultano ancora in ombra. Vengono rimesse in discussione una serie di aspettative e può emergere un senso di destabilizzazione, poiché pur desiderando il cambiamento si teme di poter perdere aspetti di sé diventati familiari. La crisi è quindi connaturata al cambiamento poiché introduce uno sbilanciamento, che può portare ad un nuovo equilibrio attraverso una novità ottimale.
Se invece il processo non avviene in maniera calibrata, potrebbe anche determinarsi la stasi o un effetto traumatico. Quando la persona si è fortemente irrigidita nelle proprie modalità potrebbe non riuscire a tollerare la perturbazione, chiudendosi ai mutamenti della vita. Come se ci si illudesse inconsapevolmente che bloccandosi si potesse preservare maggiormente la propria integrità, fuggendo dalla trasformazione vista come un potenziale pericolo per sé. Ed è proprio nella perdita di questa potenzialità evolutiva, che si sviluppa il disagio. Nel malessere non si riesce a vedere le cose con occhi diversi, ma allo stesso tempo le lenti che si indossano non funzionano più come prima. Spesso emerge un sintomo che da un lato rappresenta l’orizzonte ristretto in cui si è avviluppati, dall’altra apre anche a spazi di trasformazione.
Per accogliere anche le potenzialità evolutive del proprio disagio e riavviare la naturale spinta verso il futuro, è importante una presa d’atto dei significati profondi implicati nella crisi in cui si è bloccati. La consapevolezza comporta una disposizione ad occuparsi di sé stessi in prima persona e a rimettersi in discussione, anche se questo implica una certa sofferenza. Se concepiamo la crisi come un passaggio ciclico che fa parte della vita, allora anche l’equilibrio raggiunto può essere rimesso in discussione da cambiamenti successivi. Per quanto durante questo percorso ci si ritrovi a fronteggiare nuovamente le proprie ombre, si può sperimentare ogni volta una rinascita, attraverso la quale il cammino appare allo stesso tempo diverso.
Dott.ssa Angela de Figueiredo
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