Se si potesse annullare la sofferenza, oltrepassare i limiti della realtà, tirare fuori il lato migliore di sé? Da secoli il bisogno di droga sembra cercare risposta a queste aspettative, per trovare sollievo e felicità. Mentre nell’antichità si credeva che le droghe favorissero il contatto con il mondo dionisiaco ed il raggiungimento dell’estasi , dal Rinascimento in poi vengono usate anche a scopo terapeutico per combattere il dolore . Ma è verso la fine dell’800 con i progressi della chimica che nascono sostanze quali morfina, cocaina, eroina, che diventano reperibili in farmacia. Man mano si scopri però che il loro uso creava fenomeni di dipendenza e se ne decretò l’illegalità, ridefinendole come droghe. Con questo termine vengono chiamate quelle sostanze stupefacenti in grado di agire sul sistema nervoso e modificare temporaneamente lo stato di coscienza. Queste sono state spesso usate sia per ampliare le facoltà psichiche ed evadere , sia per alleviare la fatica di vivere e facilitare le relazioni.
Negli ultimi anni c’è stata una spinta al consumo di sostanze eccitanti per diversi motivi, come la maggiore fruibilità e la riduzione dello stigma del tossicodipendente. Se l’eroina separa e isola la persona in un mondo visionario e parallelo, con gli eccitanti si alimenta un senso di onnipotenza , per sentirsi meno intimoriti , più forti e competitivi . Sembra che nella società attuale, dove predomina l’aspettativa del tutto e subito il consumo di droghe sia notevolmente aumentato. Allo stesso tempo il tipo di utilizzo può variare molto, dal consumo saltuario fino alla tossicodipendenza, distinzioni non facili e dai confini incerti. Va tenuto presente che la droga degli effetti fisiologici, che possono creare assuefazione e fenomeni di astinenza. E’ stato osservato che la tossicodipendenza è caratterizzata da un aspetto chiamato “craving”, che rimanda alla necessità irrefrenabile di far uso della sostanza ed alla compulsività caratteristica del bisogno tossicomanico. Ed è infatti nel rapporto con i propri bisogni che si inserisce la sostanza , diventando fondamentale per la persona. Senza di essa sembra scatenarsi una fame insopprimibile, una coercizione a dover riempire un senso di vuoto. Parliamo di bisogno e non di desiderio, poiché il primo segue la logica del corpo e viene percepito come fosse una necessità fisica ,veicolando l’intollerabilità dell’attesa. La ricerca di una soddisfazione immediata attraverso la droga, chiude il soggetto in una dimensione solipsistica, ingabbiandolo nel paradosso che si cela dietro molte dipendenze patologiche.
Da un lato più o meno inconsapevolmente, viene negata la possibilità di sentirsi dipendenti nelle relazioni a favore di una dimensione di autosufficienza onnipotente; dall’altra questa viene poi mantenuta proprio attraverso il rapporto simbiotico con un oggetto. Il conflitto relazionale tra autonomia e dipendenza è come se non potesse essere pensato ed elaborato, ma viene agito attraverso il bisogno incontenibile di droga. Man mano la sostanza stessa diventa protagonista attraverso un ritualità centrata su di essa, che alla lunga finisce per colonizzare la vita della persona. Se il consumo era iniziato per superare i limiti della situazioni e le frustrazioni, poi invece si finisce ritirarndosi sempre di più dalla realtà. Le relazioni infatti sono impegnative, spesso mutevoli e sfuggenti, a differenza della certezza rassicurante della sostanza. L’altro può disattendere le proprie aspettative , risultando assente o mostrando pretese senza compromessi. Relazionarsi inoltre espone sia al dolore delle solitudine che alla rabbia del sentirsi invasi e può nascere la voglia di volare via lontano, in un eden di serenità. Ma se la sostanza rappresenta una terra promessa di libertà , lentamente poi ti lega a sé, come una sirena con le sue catene
Dott.ssa Angela de Figueiredo
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