Solitamente percepiamo la nostra esistenza con un senso di continuità. Abitiamo il nostro corpo e le nostre azioni ed emozioni, con la sensazione che quello che ci accade ci appartiene, anche se talvolta può capitare di attraversare momenti di assenza. Nei disturbi dissociativi invece questa continuità si rompe e ci si ritrova altrove come avvolti in una nebbia , vivendo un distacco da se stessi, in cui quello che accade perde improvvisamente di senso. In questi disturbi irrompono lacune mnestiche, stati alterati di coscienza, bruschi cambiamenti di comportamento , di cui poi si ricorda poco o nulla. Ci si sente alienati dal senso usuale della propria identità e dalla familiarità di ambienti noti. Non parliamo quindi di comuni e saltuari momenti di dissociazione che possono capitare a molti, come guidare la macchina non pensando alla strada o lasciare le chiavi in un posto inspiegabile. Nei disturbi dissociativi come fenomeno clinico la persona perde profondamente il contatto con se stessa, vivendo un’esperienza parallela che sembra irreale, in cui il fondamentale senso di continuità identitaria viene a mancare.
Nella letteratura e nei film spesso è stato rappresentato uno dei disturbi dissociativi più noti, il disturbo dissociativo di identità o di personalità multipla. Fenomeno affascinate ed inquietante al tempo stesso, in cui diversi stati di personalità involontariamente prendono possesso dell’individuo. La personalità ‘alter’ assume in controllo del pensiero e comportamento, ma quando abbandona il campo, la personalità primaria ricompare ma non conserva memoria e coscienza di quanto è accaduto. Ci si ritrova quindi in balia di queste alternanze e sovrapposizioni , con la sensazione che da qualche altra parte di sé accada qualcosa di cui non si ha consapevolezza, come se non si fosse più i registi della propria vita.
Anche nell’ amnesia dissociativa ci si distacca da se stessi, perdendo traccia di esperienze significative. In questi buchi della memoria, non vengono ricordate informazioni autobiografiche anche recenti, che dovrebbero essere parte integrante di se . In questi blackout non si ha nessun ricordo di ciò che è accaduto in quell’ arco temporale, come se tutto fosse risucchiato via, altrove. A volte si cammina per ore, come se si vagasse senza spazio né tempo, ritrovandosi poi lontani per chilometri, frastornati e disorientati. Questo sdoppiamento è ancora più evidente nel disturbo di depersonalizzazione – derealizzazione. Si diventa osservatori esterni rispetto a se stessi, al proprio corpo, guardandosi attraverso un velo che divide da se o dal mondo circostante. Nelle parole di chi lo ha vissuto, ritroviamo infatti tutta la percezione di questa profonda stranezza: “mi andava via la testa” , “mi sentivo come un automa”.
Come possiamo vedere i disturbi dissociativi sono un’esperienza molto alienante, durante cui ci si ritrova altrove, immersi in un senso di estraneità . Accade qualcosa ma in lontananza, come se non fosse vero o non stesse realmente succedendo a sé stessi Questo meccanismo complesso spesso si struttura in relazione ad esperienze traumatiche che la persona ha vissuto. E’ stata riscontrata frequentemente una correlazione tra i disturbi dissociativi e situazioni ripetute di trascuratezza affettiva, maltrattamenti, abusi sessuali o violenze . Lo stato dissociativo diventa in questo modo un rifugio, un non luogo scollato da sé dove tenere fuori dalla coscienza le esperienze traumatiche, potendosene così distaccare attraverso una trance ipnotica. Gli stati emozionali continuano ad esistere a livello inconscio, ma scollati e privati della loro connessione spazio temporale. Non vengono quindi processati e messi in correlazione col resto delle esperienze che formano l’identità personale.
La coscienza non riesce a svolgere la sua funzione di integrazione , favorendo l’unità e la continuità dell’ esperienza soggettiva. I processi mentali infatti tendono alla sintesi, attraverso un attività costruttiva, volta a confrontare ed unificare i frammenti della propria vita, riconducendo la molteplicità delle esperienze all’unità dell’ identità. Nei disturbi dissociativi questo processo è fortemente indebolito, per cui possono emergere dei vuoti di coscienza dove potersi dimenticare di sé della propria sofferenza. Come se la barriera anestetica della dissociazione , proteggesse dalla paura di farsi travolgere da vissuti troppo dirompenti. Ma riuscendo a rimettere insieme i pezzi come un puzzle , potendo revisionare le memorie traumatiche , si può recuperare il senso della propria esistenza. E’ attraverso l’ unitarietà e la continuità della nostra identità che possiamo vivere in prima persona le esperienze e le emozioni, anche se questo ci comporta a volte attraversare ricordi e sensazioni molto dolorose.
Dott.ssa Angela de Figueiredo
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