In “Storia di un matrimonio” film del 2019 interpretato da Scarlett Johansson e Adam Driver, il regista Noah Baumbach racconta il processo di separazione tra Charlie e Nicole, tracciando i loro percorsi sempre più divergenti, tra rivendicazioni e rimpianti. Il filo che lega il succedersi degli eventi sembra essere la difficoltà della coppia a separarsi e ad attraversare quella zona intermedia tra prossimità, intimità e distanza, dopo aver condiviso un matrimonio ed un figlio. In una scena iniziale Nicole e Charlie hanno appena deciso di lasciarsi e ancora lavorano nella stessa compagnia teatrale. Al termine di uno spettacolo si ritrovano con l’intera comitiva a brindare in un locale. Loro però sono cupi, assorti nei rispettivi dolori, inesorabilmente lontani. Quello che vediamo nell’inquadratura successiva è una scena rappresentativa della distanza incolmabile che nel tempo si è creata nella coppia. Immobili nel silenzio della metro che li porta a casa, si sforzano di mantenere la massima distanza possibile come fossero due sconosciuti. Finita la favola di una passione amorosa e della famiglia unita, qualcosa si è irrimediabilmente spezzato.
Quando l’altro non è più un punto di riferimento e uno stimolo per la crescita personale, il funzionamento di coppia si inceppa e la crisi segnala a gran voce la necessità di un cambiamento. Nel film la rottura sembra apparentemente avvenire da un momento all’altro , ma nella realtà la fine di una relazione non è un fulmine a ciel sereno. La separazione è il risultato di un lungo processo anche se non sempre evidente, anticipato da segnali spesso ignorati o non riconosciuti. I partner possono ritrovarsi a vivere una lenta distanza emotiva, fatta di conflitti che non riescono ad affrontare e a sciogliere. E così quell’uomo o quella donna, che incarnava il desiderio, il progetto, man mano sembra diventare sempre più indifferente. Un amore che si immaginava eterno, avvolto da un’aura di luce, volge tristemente verso la fine. La separazione, come una crepa nel terreno, sancisce un prima e un dopo nella vita di una persona. E’ spesso illusorio pensare di chiudere una relazione passando in maniera fluida, dall’essere partner all’essere qualcos’altro di diverso. A volte proprio perché lasciarsi è profondamente doloroso, si fatica ad attraversare la strada che porta da essere intimi a separarsi. Sovente si arriva ad usare come nel film le vie legali in modo distruttivo, ingaggiandosi in un gioco al massacro.
La guerra tra Charlie e Nicole scoppia velocemente come se ci fosse stato un accordo sulla necessità di separarsi, ma quando lui capisce che lei fa veramente sul serio, si ribella. Da una separazione dai toni sfumati e segnata dall’apparente rispetto si passa infatti alle tragiche esplosioni di rabbia di fronte agli avvocati. La delega al sistema giudiziario delle decisioni sul figlio, sembra avere il sapore di una impossibilità oramai a poter trovare qualsiasi accordo. Questa lotta rivendicativa, finisce paradossalmente per tenere gli ex partners ancora vicini, allontanando inconsciamente la penosa sensazione della perdita. Si resta in questo modo divisi a metà, tra l’esigenza di chiudere qualcosa che ormai non ha più una prospettiva futura e il morso doloroso di una storia che allo stesso tempo si fa fatica a lasciar andare. Si può allora provare a cancellare l’altro, negando a se stessi ogni aspetto positivo del tempo trascorso insieme, ritrovandosi a fare i conti soltanto con la rabbia per ciò che si è per sempre perduto. “Tu mi ha rovinato la vita” , si urlano i protagonisti del film nell’unica e incandescente discussione che avviene tra i due. Recriminazione che sottende l’esplosione di bisogni insoddisfatti su cui non riescono a confrontarsi, rimanendo arroccati ognuno sulla propria posizione senza mediazioni di alcun tipo. A volte nelle relazioni capita invece che ci si protegga dal vuoto preservando sotterraneamente una relazione idealizzata.
Charlie e Nicole lottano infatti disperatamente contro le tentazioni di rifondersi o di distruggersi per sempre. Il regista rende viva la fatica dei protagonisti restituendo l’intensità della sofferenza attraverso i loro volti, così lontani e al tempo stesso così familiari. La toccante scena in cui lei allaccia la scarpa di Charlie prima di allontanarsi con il nuovo compagno, suggerisce però che nel tempo si può accettare la fine della relazione recuperando anche il ricordo positivo di quello che è stato. Forse è proprio prestandosi a vivere la lentezza dolorosa di questo passaggio, evitando le scorciatoie del diniego, che si può riuscire a ripristinare un equilibrio e a riprendere realmente in mano le redini della propria vita
Dott.ssa Margherita Rosa
Vieni a trovarci nella nostra sede dell’EUR, zona Laurentina, un nostro psicoterapeuta saprà aiutarti attraverso percorsi di aiuto per chi vive un problema di coppia: consulenza , psicoterapia individuale, psicoterapia di coppia