Il desiderio di un figlio accompagna spesso le coppie, nutrendone i progetti per il futuro. Procreare evoca un intenso investimento, richiama l’aspettativa di lasciare un’impronta oltre la propria esistenza, con l’idea di una continuità nel tempo. A volte però dopo un lungo periodo carico di attese, può capitare che non si riesca a concepire naturalmente. Le cause possono essere varie, come l’infertilità di uno dei due partner, diverse problematiche fisiologiche o l’età avanzata. In ogni caso spesso passa del tempo prima di fare degli accertamenti e della decisione nella coppia di una Procreazione Medicalmente Assistita (PMA). Oggi infatti sempre più spesso ci si rivolge a questo tipo di intervento poiché offre un’ alternativa per realizzare il desiderio di un figlio. Possiamo immaginarlo come un percorso non facile ed immediato, durante il quale la coppia può attraversare vissuti difficili e momenti critici. Spesso l’iter è lungo e complesso, può non andare a buon fine e potrebbero volerci più tentativi che non sempre portano ad un esito positivo. Non riuscire a concepire pone la coppia di fronte a dei limiti e alla constatazione che non sempre la realtà segue il corso dei propri desideri. Alcuni fanno fatica ad elaborare questa frustrazione, sperimentando rabbia, delusione e senso di inadeguatezza che sembrano saturare le risorse personali. A volte si rischia di entrare in una spirale emotiva per cui l’esito della PMA diventa un orizzonte unico che assorbe la relazione. Quando si sente che procreare diviene la sola possibilità di sentirsi realizzati, forse in questa scelta si stanno riversando anche altri vissuti, che faticano a trovare voce o aspetti ambivalenti che riguardano sé stessi e la coppia. Nel desiderio di un figlio infatti i partner proiettano anche aspettative personali, immaginando il nascituro come una possibilità di realizzazione. Se però questa aspirazione diventa totalizzante e rappresenta l’unica possibilità trasformativa della coppia, forse all’interno della relazione erano già presenti dei conflitti che rendono difficile aspettarsi un futuro insieme, indipendentemente dal desiderio di procreare. In questi casi ci si potrebbe chiedere ad esempio come è la qualità del rapporto , della comunicazione profonda, se si possono condividere altri progetti ed emozioni. I partner potrebbero sperimentare delle difficoltà che non riescono a superare, tanto da fare fatica ad immaginarsi come una coppia anche senza figli. Il procreare può così essere investito di aspettative salvifiche ed essere vissuto in modo un po’ idealizzato come soluzione alle problematiche che si stanno attraversando. Se poi non si realizza il lieto evento tanto auspicato, può lasciare il sapore di un’assenza a cui sembra difficile dare parola, una rinuncia insanabile alle proprie aspirazioni non perseguibili altrimenti. Ecco che la PMA potrebbe diventare l‘unica speranza a cui i partner si appoggiano, rischiando però di esserne travolti e perdersi di vista, lasciando emergere una difficoltà di dialogo e scambio affettivo. A volte invece riuscire a rivisitare le proprie aspettative o immaginare delle alternative può portare ad un cambio di rotta, a potersi ripensare diversamente, affrontando anche le incomprensioni del rapporto. Il procreare può essere così immaginato come metafora di qualcosa che può avvenire non solo nel corpo, ma anche nella psiche e nella soggettività. Come dice Bydlowsky “La vita comincia appena sboccia un desiderio di figlio nell’inconscio…la vita comincia anche se il bambino non viene mai”.
Dott.ssa Anna Consuelo Cerichelli
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